Giorni intensi

francesca.jpgGiorni stancanti, giorni difficili da affrontare, a contatto con realtà totalmente sconosciute agli occhi dell’italiano medio, giorni che hanno lasciato un timbro indelebile e un ricordo fantastico.
Quando possiedi poco, qualsiasi cosa può diventare la tua ragione di vita, un piccolo regalo, un bacio veloce ma pieno d’amore..o più semplicemente ancora, un diablo, due trampoli e un po’ di musica per scatenarsi non pensando alla difficoltà della vita che qualcuno ti ha dato da vivere.

Ma questa difficoltà, in questi giorni, per tutte le persone con cui noi, ragazzi ferraresi e romeni, abbiamo potuto rapportarci, è stata alleviata. Ragazzini disagiati, ragazzi diversamente abili, ragazzi senza famiglia, ragazzi con una famiglia che forse vorrebbero non avere, ragazzi maltrattati o peggio non considerati, ragazzi senza un tetto sulla testa ma che si sorprendono con poco, che non hanno bisogno di una play station per urlare di gioia ma semplicemente di un abbraccio. È stupefacente notare la diversità tra un ragazzo di sedici anni rumeno e uno italiano, perché in Italia sono già uomini, in Romania li tratti come fossero bambini.. che poi effettivamente lo sono. Sono stati sentimenti forti, vedere con i propri occhi le ingiustizie della vita, nel mondo, capire fin dalla prima volta che incontri lo sguardo di un bambino, seppure sporco e mal vestito, che lui è puro e che ha bisogno di essere amato. È stata dura, ogni giorno era un metterci alla prova, e a fine giornata il pensiero di poter dopo poco tornare a casa dalla proprie cose, persone e comodità, rallegrava, quando invece a uno di loro, l’idea di tornare in quella realtà familiare probabilmente non piaceva e questi ragazzi avrebbero voluto rimanere con noi per sempre.
Quello che ho ammirato di più e che tuttora mi fa sorridere è stata la forza d’animo dei volontari, la loro pazienza, pensare alle rinunce che hanno fatto decidendo di mettersi al servizio completo in aiuto. Sono state rinunce complete, alla propria vita privata a un posto chiamato casa nel paese dove hanno sempre vissuto, un rinunciare a quella pace per crearne un’altra là, con altre persone, forse più impegnative, ma più vere, reali perché continuano a fare parte di quella che ora è la loro vita.
Il mio sogno è di raccogliere tutto ciò che abbiamo vissuto, di fare tesoro di quest’esperienza fantastica per raccontare a tutti come è stato facile affezionarsi..anche alle scomodità, come è stato bello poter comunicare in tre lingue contemporaneamente, ma capendosi alla perfezione, affezionandosi ai sorrisi, agli sguardi, anche a quelli degli sconosciuti che mi hanno regalato la gioia di poter tornare a casa dicendo senza timore: “LO RIFARO’!

Francesca, partecipante allo scambio di Azione 1-2008

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